Covid19 in azienda: basta una disinfezione professionale?


 

 

Abbiamo strumenti formidabili, disinfettanti efficaci e un’alta formazione, ma per interrompere la catena dell’infezione da Coronavirus 2019 (SARS-CoV2) il professionista non basta. Si deve integrare il suo intervento. Va difesa la sicurezza sul lavoro.

 

Noi disinfestatori professionali la lezione l’abbiamo capita da un po’ di tempo: con il solo intervento del professionista non si va lontano. E’ così: per risolvere un problema d’igiene c’è bisogno del contributo di ogni protagonista.

Il protagonista è per definizione una persona che svolge un ruolo di primo piano nella vita reale, ma è anche il personaggio primo attore. E di questi tempi va in scena qualcosa di drammaticamente vero e inimmaginabile: siamo tutti sul palco – sotto i riflettori – nessuno di noi siede tra il pubblico.

Siamo interpreti reali di un piano che deve garantire la salute propria e quella delle persone vicine, perché quando interagiamo tra di noi possiamo trasmettere il coronavirus (SARS-CoV2). Se proteggiamo gli altri, il virus si troverà la strada bloccata e non potrà diffondersi. E’ un percorso di autodisciplina che inizia con l’annullamento del senso d’invincibilità.

Nella previsione della riapertura delle attività, molte aziende ci chiedono di eseguire le disinfezioni dei reparti e la garanzia della sicurezza dei lavoratori e dei clienti. Noi rispondiamo che i nostri servizi di alta disinfezione sono efficaci e di grande contributo (in molti casi, senz’altro necessari), ma garantire la salute è una strada da percorrere insieme.

Per la salubrità degli uffici, dei laboratori, degli spogliatoi, dei servizi igienici e di qualsiasi altro posto frequentato dal personale e dai clienti, si può prendere spunto dai più avanzati protocolli d’igiene professionali che prevedono prima di tutto la pulizia accurata e poi la disinfezione. Stiamo parlando di un nemico invisibile, quindi, si fa riferimento a pulizie e disinfezioni scrupolose, eseguite a regola d’arte.

Nei momenti difficili si devono seguire istruzioni di lavoro severe, attinenti ai principi fondamentali di una materia. Ho approfondito il tema della pulizia cercando informazioni nel web, visitando prima il sito dell’ISSA (Associazione Mondiale del Settore della Pulizia), poi quello della sua divisione GBAC (Global Biorisk Advisory Council): un’organizzazione formata da personale di spicco nel mondo del recupero da agenti patogeni e microbici.

GBAC definisce la pulizia come: “Rimozione di contaminanti biologici sia visibili che invisibili per preparare le superfici orizzontali e verticali alla disinfezione professionale”. Gli ambienti di una fabbrica non sono reparti di un ospedale, tuttavia, le modalità di trasmissione e la contagiosità del nuovo coronavirus, consigliano alle aziende di adottare protocolli rigorosi che inizino dalla valutazione del rischio.

Un protocollo di pulizia in ambiente indoor infettivo prevede fasi di lavoro che si alternano in modo estremamente dettagliato. Negli ambienti di vita della fabbrica si possono saltare alcuni passaggi, ma bisogna farlo essendo consapevoli di ogni decisione. Il nesso con i contaminanti biologici invisibili deve rafforzare i servizi d’igiene, eliminando ogni approssimazione.

SARS-CoV2 è semplice da inattivare. Come altri virus capsulati è alla base della piramide della resistenza.Per questo per la pulizia si raccomandano acqua e detergenti comuni. Per la decontaminazione l’uso di ipoclorito di sodio 0,1%, e per le superfici che possono essere danneggiate etanolo al 70%; dopo la decontaminazione si esegue la pulizia con un detergente neutro. Il personale che esegue gli interventi deve indossare i dispositivi di protezione individuale.

Gli strumenti d’uso frequente richiedono una pulizia anche a fine turno di lavoro, e la decontaminazione per essere efficace deve garantire l’umidità della superficie per un tempo di contatto sufficiente a inattivare il virus. Es: Ipoclorito di sodio 5 minuti, etanolo 70% 10 minuti (dati riferiti al virus della SARS). Durante le operazioni di pulizia e decontaminazione con prodotti chimici, è importante assicurare la ventilazione degli ambienti.

Si deve ancora studiare per conoscere meglio questo nuovo coronavirus, tuttavia, sappiamo che per arrivare ai polmoni ha bisogno del nostro aiuto; non penetra attraverso la pelle. I nostri comportamenti sono un’arma potente. Il virus non vola! Dopo un colpo di tosse o uno starnuto rimane nell’aria, ma poi si deposita. Si trasmette per via diretta frequentando persone infette e indiretta: toccando le superfici e portando poi le mani agli occhi, al naso, alla bocca.

Per questo non è necessario disinfettare l’intera cubatura di capannoni industriali o, trattare le pareti fino alla copertura del fabbricato. Nei reparti di produzione ha senso disinfettare gli uffici operativi, gli spogliatoi, i servizi igienici, le aree di ristoro, le postazioni di lavoro con la zona di pertinenza, i touch screen, le maniglie, ogni altra cosa che potrebbe essere raggiunta con le mani oppure, da uno starnuto o da un colpo di tosse.

A proposito della persistenza di SARS-CoV2 sulle superfici, in attesa di dati scientifici dedicati (non solo sperimentali), disponiamo di informazioni che riguardano altri virus che appartengono allo stesso gruppo come SARS e MERS. Il Coronavirus Study Group (CSG) dell’International Committee on Taxonomy of Viruses , considerate le caratteristiche di SARS-CoV2, lo ha messo in rapporto al coronavirus della SARS, ormai ben conosciuto.

Il virus della SARS può persistere sulle superfici fino a 9 giorni con differenze rispetto ai materiali, condizionati da alcuni fattori tra cui: la concentrazione virale, la temperatura dell’aria e l’umidità relativa. Il virologo Fabrizio Pregliasco ci invita a essere realisti, spiegando che questi virus possono sopravvivere per qualche giorno, ma con una carica virale irrisoria; anche l’Istituto Superiore di Sanità lo conferma.

“Dati relativi a SARS-CoV2 confermano che su plastica e acciaio (in condizioni sperimentali) il virus ha analoghe capacità di permanere rispetto al virus della SARS, ma la metà delle particelle virali non erano più infettive dopo più di un’ora.”. (Istituto Superiore di Sanità, 23 marzo 2020).

Il responsabile delle Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza, sottolinea che la via principale del contagio rimane quella respiratoria. Per questo “Qualora il lavoro imponga una distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie.” (da Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro -14 marzo 2020)

Alla riapertura delle aziende dovranno esserci requisiti di sicurezza per i lavoratori, condizioni che garantiscano un’adeguata protezione. Vista la contagiosità di SARS-CoV2 si dovrà prevedere una corretta formazione del personale, attivando ogni procedura e buona pratica per il controllo delle infezioni.

In un piano di biosicurezza aziendale suggerisco di valutare il sostegno di una disinfezione professionale, è un’arma incisiva. Nella disinfezione professionale si condensano i valori dell’efficacia, della formazione, dell’informazione, della consapevolezza, della sicurezza, e anche della lealtà. La sua finalità è quella di perfezionare l’azione di altri interventi di sanificazione. E poiché, ciò che non è scritto non esiste, sottolineo l’importanza di assicurarsi un servizio documentato.

 

Eurogreen Lab esegue servizi di alta disinfezione e sterilizzazione a freddo con istruzione di lavoro certificata UNI EN 16636:2015, impiegando prodotti per uso professionale (autorizzati dal Ministero della Salute): non tossici, non corrosivi, con potente azione virucida riportata in etichetta a basso impatto ambientale.